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Difendiamo i borghi italiani

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Voglio raccontarti una storia: quella della mia infanzia, del mio presente e la storia da scrivere del mio futuro.

Tre linee temporali, che come mai prima d’ora, s’incrociano sullo stesso piano. Una richiama l’altra.

Non è solo la mia storia ma anche quella della mia terra e delle persone che respirano la mia stessa pura e genuina aria, l’aria di collina del borgo in cui abito. 

C’è stato un tempo in cui, assuefatto alla bellezza di questi posti, non facevo caso di quale dono ero stato privilegiato. 

Vivevo questi territori passivamente, senza notare la meraviglia che ogni mattina accarezzava i miei occhi quando la luce del sole faceva capolino da est. 

Difendiamo i borghi italiani: quando ci abituiamo alla bellezza

Ho iniziato a viaggiare, vedere il mondo, conoscere e scoprire luoghi e culture diverse che mi affascinavano.

Il paragone era quasi naturale con le terre natie: osservavo e riflettevo. Riflettevo sul vecchio mentre contemplavo il nuovo che scoprivo. Cosa avevano le mie terre da invidiare a quei luoghi

Sono sempre stato affascinato dal nuovo e sempre lo sarò ma ora, a quarant’anni, l’amore e la riscoperta per la mia terra sono più vive che mai. 

Le mie, le nostre colline sono meravigliose! Un disegno verde, quasi sinuoso, che si frappone fra il blu del mare e il grigio scuro della montagna.

Siamo nelle Marche, in Italia, una regione che si sviluppa in lunghezza: ad ovest l’Appennino e ad est l’Adriatico. 

Abbiamo tutto. Come se non bastasse anche la storia ha lasciato la propria impronta immortale su questi antichi territori. 

Difendiamo i borghi italiani: una risorsa per la nazione

Dai piceni, ai romani fino al fiorente rinascimento dei duchi di Urbino, la città natale di Raffaello, gli antichi nostri antenati hanno lasciato la loro indelebile presenza.

Se la provincia in cui ci troviamo è ‘La provincia Bella, le nostre a tutti gli effetti, sono Terre Belle, con una qualità della vita invidiabile. 

In questi luoghi i nostri avi hanno intrecciato storie, creato imprese, lasciato segni più o meno profondi, dando vita a tradizioni che ancora oggi resistono, persistono e sono invidiate da chi viene a farci visita nel periodo estivo, dal turista milanese che viene nella casetta dei bisnonni, al turista nordeuropeo ammaliato da queste colline abitate da gente alla vecchia maniera: semplici, ma genuine, vere.

Tipicamente italiane.

Se dovessi pensare all’italiano tipico, penserei proprio all’orgoglioso abitante di uno dei tanti borghi, come quello in cui vivo.

Per tanto tempo i borghi sono stati sottovalutati

Per tanto tempo, l’arrivo del nuovo millennio ci ha portato a dimenticare questa Italia tipica, abbandonata a favore dei grandi centri abitati, a favore della modernità. Siamo rimasti nell’ombra per tanti decenni, dimenticati.

Quando andavamo in città, noi eravamo quelli dell’entroterra. Ricordo che quando all’epoca del liceo raccontavo da dove venivo, i miei coetanei di città mi guardavano quasi con aria di superiorità, arricchita da un’ombra di scherno: ‘Ah vieni da quei posti dove ci sono i lupi’, dicevano… (gente che la gallina l’ha vista soltanto nel congelatore).

Me ne sono sempre fregato altamente: conoscevo la mia unicità e con orgoglio andavo fiero delle mie origini. 

Noi gente di paese siamo gente tosta, persone per bene e con dei valori, e su quei valori abbiamo basato la nostra vita.

Siamo legati alle nostre umili origini per tutti i motivi che ti ho citato. Sul territorio che abitiamo affondiamo radici profonde. 

Ecco il dramma che stiamo vivendo nel mio paese

Per quanto riguarda la zona in cui vivo, la provincia di Pesaro, nelle Marche, negli ultimi trent’anni almeno, si è assistito ad un graduale impoverimento dell’entroterra, non più visto come culla culturale ma completamente gettato nel dimenticatoio, come un vestito vecchio si dimentica in soffitta.

Tutti i servizi sono stati decentralizzati verso i centri urbani e nel povero entroterra nulla più: di questo il calo demografico è stato il sintomo più chiaro.

Ora ci troviamo ad un bivio: il momento storico che viviamo, lo smartworking, la pandemia, hanno al contrario riportato le persone a lasciare i centri cittadini per ritornare al ‘natio borgo selvaggio’, riscoprendo uno stile di vita sano e sostenibile.

Vivere in paese sta tornando di moda. Dobbiamo scegliere se cavalcare quest’onda a favore: donare nuovo splendore ai nostri Borghi o finire definitivamente inghiottiti da un oblio senza ritorno cui certe scelte politiche ci hanno sempre destinato.

C’è un però, almeno per quello che mi riguarda e che riguarda i miei conterranei: nonostante ci sia la consapevolezza di un ritorno al paesello, chi dovrebbe intendere, ancora non ha capito quanto sia importante permettere a questi luoghi dimenticati un ritorno alla vita.

Sai cosa sta succedendo nel paese in cui vivo? Un paese di mille abitanti che negli ultimi tre anni si è fuso con altri tre comuni per poter essere più tenuto in considerazione?

Nonostante abbia tesori naturalistici e culturali non indifferenti (la cinta muraria è stata progettata dall’architetto rinascimentale Filippo Terzi) e mai giustamente valorizzati (come accade in tanti luoghi d’Italia), lo si vuole rendere per qualche strano gioco, il punto di raccolta e dello smaltimento del rifiuto umido della provincia (stando alle notizie comparse sui giornali e stando alle voci che girano).

Ora, un paese vittima di un simile intervento quando mai potrebbe riprendersi? Chi mai verrebbe a visitare le nostre campagne?

Nessuno si rende conto che questa è una vera e propria condanna per una popolazione che con i paesi limitrofi tocca quasi i 10.000 abitanti?

Si preferisce lasciar spegnere come una candela consumata un certo ‘tesoro’ urbano e culturale piuttosto che valorizzarlo.

Ecco perché difendere il nostro territorio è importante

Nonostante abbia visitato tanti posti negli ultimi anni, penso sempre che i luoghi in cui vivo siano unici ed abbiano tanto da offrire e da raccontare.

In Italia, quello che caratterizza la nazione, sono proprio i borghi fortificati come quello in cui vivo, gli stessi borghi nati in epoca medievale e centro della vita di allora, che rischiano di scomparire o morire perché fagocitati da altri interessi.

Non se ne comprende l’importanza quali veri e propri patrimoni dell’umanità, con la loro storia, tradizione e una qualità della vita invidiabile.

Oggi dentro queste mura torniamo metaforicamente a ‘difenderci’, per proteggere la nostra identità e diritto ad essere tenuti in considerazione.

Quando questa estate sarai a spasso per il Belpaese e ti troverai di fronte ad un paesello arroccato su una collina, pensa a quanto valore è racchiuso dentro quei castelli e pensa a quale pericolo di estinzione stanno correndo in questi tempi moderni.

Salviamo e preserviamo l’Italia autentica, difendiamo le vere tradizioni che ci rendono unici al mondo.

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