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Ripartenza turistica italiana: i borghi

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La ripartenza turistica italiana passa dai borghi, l’X factor della penisola italiana, quel qualcosa in più che gli altri non hanno.

Siamo appena entrati nella primavera e quando ci si lascia l’inverno alle spalle s’inizia a strizzare l’occhio all’estate, specialmente in un momento come questo in cui ci apprestiamo ad uscire da un gelido inverno lungo oltre un anno.

Inutile ricordarti nuovamente quanto la pandemia abbia piegato le ginocchia al settore dell’ospitalità. E’ venuto il momento di uscirne fuori: ‘si ok, ma come?’ ti starai chiedendo…

Nessuna paura, nelle righe che seguono ti dirò quello che secondo me non funziona e quello che potrebbe o dovrebbe essere migliorato per tirare una boccata di ossigeno e tornare a respirare a pieni polmoni.

La situazione attuale

In Italia abbiamo un problema di fondo: consapevoli di avere la ‘Grande bellezza‘ in casa (ogni angolo sul territorio italiano ha qualcosa da raccontare, paesaggi mozzafiato, cucina, tradizione, arte…), per lungo tempo la ricettività turistica si è adagiata sugli allori.

Siamo sempre stati convinti che il turista straniero (o anche italiano), dovesse trascorrere le proprie ferie in Italia semplicemente perché ‘é bella’.

Questa predisposizione mentale ha fatto si che con il tempo si trascurasse l’aspetto commerciale relativo all’offerta turistica.

Salvo rare eccezioni, negli anni, ho avuto modo di vedere albergatori, amministrazioni comunali, proloco rilassarsi fin troppo e non far nulla per rinnovarsi ed offrire qualcosa di più.

La cosa che più ha danneggiato il turismo italico, è stata ed è tutt’ora la mancanza di rete.

Ognuno gareggia per conto proprio, convinto di dover prevalere sugli altri ma soprattutto, peccando di presunzione, convinto di essere meglio degli altri.

Questa supponenza ha portato ad un certo immobilismo e quindi forti delle proprie convinzioni, i vari operatori hanno smesso (o fatto in misura ridotta) di investire sul turismo.

Che cosa ha provocato tutto ciò? La presenza di hotel vecchi e fermi agli anni ’60, carenza di servizi, poche attrazioni ed eventi per i visitatori.

Nonostante questo, passare le vacanze in Italia non è nemmeno economico…

…Ragion per cui tante altre destinazioni europee hanno spodestato il Belpaese dalla vetta della classifica ormai da un po’.

Eppure potremmo fare del turismo la nostra fonte principale di Pil che, viste le potenzialità, deve al turismo soltanto un 14%.

Quello che a noi manca è il considerare il turismo come una vera e propria fonte di guadagno e non semplicemente come ad un gioco in cui ci si butta e si investe come attività secondaria.

Tanta gente apre un’attività ricettiva per il semplice fatto che è convinta che ‘deve andare’ a priori, senza la minima cognizione manageriale o conoscenza professionale. Sono sicuro che qualche albergatore improvvisato lo conosci anche tu che stai leggendo…

Pure gli stessi ‘albergatori storici’, mancano di visione a lungo termine e vivono la loro attività quasi alla giornata, semplicemente alzando la saracinesca e raccogliendo quello che arriva.

Sbagliato: il mercato va aggredito e non subìto.

Cosa fare per rilanciare il turismo?

Come se non bastasse poi, la pandemia ha contribuito ad accentuare la cancrena che già da un po’ si stava diffondendo. In che senso? Nel creare ulteriore immobilismo.

Se per cause di forza maggiore non ci sono stati grandi investimenti e addirittura qualcuno la scorsa stagione non ha nemmeno aperto, i provvedimenti statali volti a favorire il turismo interno (vedi ‘bonus vacanza’) non hanno certo giovato alla ripresa.

Mi spiego: qualcuno avrà pure guadagnato, avrà pure avuto il proprio tornaconto, ma questo non ha provocato un cambio di marcia e un cambio di approccio al mercato.

Come se ti mordesse su una chiappa un leone e tu per rimediare ci metti un cerotto.

‘Ecco, è arrivato Briatore, ci pensa lui a sollevare la situazione…’ sono sicuro che starai pensando questo… No, non sono Briatore e non ho nemmeno la presunzione di esserlo, ma certi approcci errati corrono subito all’occhio.

Cosa farei io quindi visto che sono tanto bravo??? (scherzo)

Parlando di accoglienza riguardo al turista che passa le sue vacanze in Italia, farei prima di tutto ‘tabula rasa’ per ripartire da zero.

Il riposizionamento sul mercato turistico è la prima cosa da fare, come nazione e singole realtà locali. Ognuno deve ritrovare il proprio posto nel mercato soprattutto rispetto alla concorrenza cercando di differenziarsi profondamente.

Puntiamo su quegli aspetti che all’estero non si trovano. Esaltiamo quello che gli altri non hanno facendo una VERA promozione e non semplici e banali spot pubblicitari prendendo una persona famosa che a sua volta si mette in tasca svariati euro.

Serve un approccio strategico studiato a tavolino, con la voglia e consapevolezza di creare qualcosa dalle solide basi guardando al futuro.

E’ necessario trovare un’idea ed una serie di valori con cui identificarsi e renderci unici nel mondo.

Ripartenza turistica italiana: i borghi, quello che gli altri non hanno

Scommettiamo sui borghi, quelle fette d’Italia dimenticate che si siamo lasciati alle spalle. Puntiamo sulla tradizione, sulla cucina, sulle realtà rurali e sulla storia che queste hanno da raccontare.

I borghi non sono soltanto luoghi da visitare, ma soprattutto posti in cui vivere esperienze che permettono di immergere il visitatore in una dimensione nuova, diversa.

Più volte su questo blog abbiamo espresso la nostra opinione riguardo quegli aspetti che potrebbero portare giovamento al turismo italiano.

Sicuramente questo è quanto ci sentiamo di dire al momento, specialmente per via del fatto che saremmo orgogliosi e ben felici se la cultura locale italiana, così variegata da nord a sud, fosse sdoganata.

Questa strategia permetterebbe non soltanto di attirare la domanda del turista ma dall’altro lato potrebbe sicuramente avere un risvolto socio-colturale.

Pensiamo a quanti piccoli borghi si stanno spopolando, pensiamo a quante tradizioni faticano a sopravvivere alle sabbie del tempo con il rischio di cadere nel baratro della memoria.

Sarebbe un modo indiretto per riportare decoro laddove ci sono luoghi da tempo disabitati, un modo per ravvivare le piccole realtà locali e portare nuova linfa vitale, ripopolare dove la caduta demografica ha colpito inesorabilmente, specie se si pensa che questo oltre che grazie al turismo potrebbe anche avvenire grazie all’accoglienza di lavoratori in smart working.

Questo potrebbe essere un’ulteriore elemento su cui puntare, offrendo pace e tranquillità a tutti coloro che, per esigenza o desiderio, ne sono alla ricerca.

Un taglio al passato guardando al futuro

Molte realtà turistiche si approcciano al mercato in maniera antiquata, pensando esclusivamente alla mentalità del prezzo piuttosto che alla mentalità del ‘facciamo qualcosa di diverso‘.

Devo dire che osservando i diversi settori produttivi in generale, relativamente al territorio italiano, questo approccio marketing stile anni ’60, purtroppo è molto presente.

Servono idee nuove e un nuovo tipo di attacco alla concorrenza.

Da bravo patriota ed amante del mio paese, mi sento particolarmente coinvolto se penso al rilancio turistico della mia nazione.

Abbiamo le montagne per sciare, il mare per nuotare e la tintarella; abbiamo le città d’arte, i musei e i monumenti: è giunto il momento di aggiungere altro al nostro ‘arsenale‘.

Finiamola di cullarci sugli allori, facciamo rete e se cerchiamo una mano, ricordiamoci che sicuramente la troveremo alla fine del nostro braccio. E’ ora di fare. Anzi è ora di fare sul serio!

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