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I limiti dell’ospitalità italiana: anche se pensiamo di essere i numeri uno al mondo per quanto riguarda l’ospitalità, tuttavia non lo siamo.
Partiamo da un presupposto: “l’azienda turismo italiana” è a tutti gli effetti una vera e propria (potenzialmente) macchina da soldi.
Le ricchezze di cui il nostro territorio è pieno se sfruttate nella giusta maniera potrebbero dare da mangiare a milioni di persone, ma chissà per quale motivo, sembriamo totalmente ciechi e inconsapevoli della ricchezza che abbiamo tra le mani.
Troppa presunzione
Dobbiamo scrollarci di dosso questa supponenza che ci impone di considerarci come i numeri uno al mondo e che pertanto tutto ci sia dovuto.
I fasti dell’Impero Romano sono terminati già diverse centinaia di anni fa e non possiamo pensare di vivere di rendita su quelle “rovine”.
Benché l’Italia sia un paese turisticamente parlando, ricco, per fin troppo tempo abbiamo trascurato la qualità del settore “ospitalità” lasciando che all’estero al contrario la nostra concorrenza iniziasse a capire come coltivare le proprie ricchezze culturali.
limiti dell’ospitalità italiana: un piccolo esempio tra tanti che ne potrei fare
Malta è un terzo della provincia di Pesaro, la mia provincia natale.
Malta è uno scoglio con qualche castello, qualche veduta panoramica e qualche chiesa con qualche quadro (si ok, magari sono stato un po’ riduttivo ma vorrei che passi bene un concetto – senza nulla togliere a Malta, che ho avuto modo di apprezzare tantissimo!).
Nella mia amata provincia, ovunque io rivolga lo sguardo vedo dei super panorami che spaziano dalle montagne alle colline o al mare.
Vedo paesi di epoca medievale arroccati sui tanti cocuzzoli, ognuno dei quali ha tonnellate di storia da raccontare.
Qui da noi è nato Raffaello (che no, non è una tartaruga ninja, mi riferisco a quel Raffaello), Rossini (illustre compositore), Federico da Montefeltro e tanta altra gente più o meno famosa.
Per carità, si campicchia di turismo ma sicuramente se sfruttato nella giusta maniera si potrebbe fare tanto di più.
La cosa più triste è che tutto questo non è un caso isolato ma si riflette in tutte le provincie italiane: siamo incapaci di sfruttare le ricchezze che abbiamo in casa.
Godere quotidianamente di tanta fortuna con l’andare del tempo non ti permette più di apprezzarla e ci ha resi incapaci di sfruttarla imprenditorialmente.
Limiti dell’ospitalità italiana: standard alberghiero e ospitalità
Questo fossilizzarci sul turismo inevitabilmente ci ha portati a trascurare lo standard qualitativo e l’ospitalità di casa nostra.
Siamo convinti che il turista debba venire in Italia solo perché noi siamo italiani, perché siamo belli e bravi, perché c’è il made in Italy, si mangia bene e le solite stro**ate con cui siamo soliti riempirci la bocca.
Non basta più tutto questo. Il turista vuole stare bene e godere di servizi.
Quello che da noi manca è uno standard qualitativo interessante, servizi di un certo livello e soprattutto cordialità.
Troppa scortesia dietro tutte quelle reception che vedono il turista solo come una rottura di palle o un limone da spremere.
E’ ora di cambiare mentalità e iniziare a riprogettare tutto in maniera più professionale dato che non siamo l’unico luogo al mondo in cui un turista possa andare a spendere i propri soldi.
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E’ ora passata di cambiare mentalità
Quelle piccole imprese familiari che hanno fatto grande l’Italia negli anni ’60 (ed è anche grazie a loro se siamo usciti da un periodo buoi della nostra storia), oggi sono purtroppo anacronistiche.
Per una maggiore longevità all’interno di un contesto più solido dovrebbero modificare il loro modo di fare impresa, non semplicemente alzando la serranda aspettando i clienti, ma attirandoli a se grazie a strategie di marketing che si muovono in un contesto più ampio patrocinato dai vari enti pubblici.
Se non si capisce questo punto focale, magari non finiremo nel terzo mondo del turismo (solo perché quando un territorio è ricco, è ricco, punto e basta!) ma sicuramente non saremo in cima a dettar legge tra le destinazioni più visitate al mondo.
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