Nel cuore del Perù vicino Machu Picchu, esiste una località misteriosa, Marcahuasi.
Marchauasi: un’antica popolazione sembra aver scolpito delle statue sulla pietra lasciando un’impronta indelebile che sarebbe sopravvissuta ai millenni e alle intemperie.
Marcahuasi, un altopiano di 4 chilometri quadrati sul quale si trova una “foresta” di pietre, fu scoperta dall’archeologo Peruviano Daniel Ruzo.
Alla base dei suoi studi, risiede una teoria secondo cui il mondo era anticamente dominato da un’unica civiltà antidiluviana che, messa in ginocchio e praticamente decimata da un importante cataclisma naturale (il famoso diluvio universale raccontato da tante culture), riuscì ad attraversare l’oceano, risalì il Rio delle Amazzoni per ritirarsi in questo luogo elevato sulle Ande Centrali, ben 85 secoli fa. Qui, questo popolo, fondò la sua città sacra, dando inizio alla cultura Masma, la cultura degli eredi della mitica Atlantide.
La prima spedizione di Ruzo risale al 1952, durante la quale scoprì e vide per la prima volta le rovine di oltre 200 statue scolpite con una tecnica a lui sconosciuta. Nei vent’ anni che seguirono, nelle successive spedizioni, si occupò di schedare e catalogare tutte le curiose sculture impresse nella roccia, classificandole e “battezzandole” in base alla loro immagine evocativa.
Per anni si è vociferato circa la reale esistenza di questo fantomatico luogo fin tanto che con le moderne spedizioni, alla fine del secolo scorso, non si è potuto realmente toccare con mano e documentare quanto le attuali leggende stavano raccontando e tramandando per via orale.
Marcahuasi: i volti impressi nella roccia
Arrivando direttamente sul sito, la scultura che vi accoglierà sarà quello che Ruzo battezzò come “Monumento all’umanità”, un imponente struttura megalitica alta oltre venti metri. Esaminandone la forma si possono intravedere due volti contrapposti: a destra uno dalle sembianze caucasiche, a sinistra uno dalle sembianze semitiche. Sul retro del monumento, Ruzo avrebbe catalogato un volto dalle sembianze polinesiane. Accanto a questo monumento prende forma un altra figura denominata “Madre col bambino” la quale porta sulla schiena il proprio piccolo grazie ad una sorta di imbracatura ancor oggi utilizzata dalle popolazioni andine.

Marcahuasi: volti e non solo
Oltre a volti umani appartenenti a diverse etnie, è possibile scorgere tra queste rocce circa 200 figure, compresi animali ma anche divinità (?) appartenenti a diverse civiltà (ad esempio la dea Tueret della civiltà egizia, simbolo di fertilità). Spostandoci sul versante sud dell’altopiano invece sarà possibile imbattersi in un reperto archeologico di inequivocabile origine: un’insediamento pre-incaico (nella fattispecie parliamo di tombe), largo circa 15 ettari che testimonia la presenza umana in quest’area delle Ande, lasciando numerosi interrogativi su chi possa aver effettivamente abitato queste zone.

Curiosamente degna di menzione e impassibile di smentite, è la presenza di un altro monumento denominato la “Fortaleza”, la fortezza, nella quale si apre una vera e propria acropoli, raggiungibile tramite una ripida scalinata in cui è possibile notare evidenti ed indiscutibili tracce di presenza umana.
Si può negare la presenza di volti scolpiti sulle rocce, riconducendoli a semplici inganni della vista o giochi di luci od ombre e magari anche a suggestioni della mente, ma non si può negare l’evidenza di tracce palesi che testimoniano la presenza umana in un passato remoto di cui si è persa la memoria e non vi è traccia nella storiografia ufficiale.
Marcahuasi: come arrivare
San Pedro de Casta, un paesino che sorge alla base dell’altopiano, è un passaggio obbligato per raggiungere Marcahuasi. Arriverete in questo paese partendo da Lima addentrandovi nel cuore della nazione per circa un centinaio di chilometri. Impiegandoci circa quattro ore, è facile intuire di come le strade di collegamento non siano propriamente comode e scorrevoli.
Come prima cosa imboccherete la strada Panamericana Norte presso il distretto di Rimac. Proseguite fino all’uscita verso l’autopista Ramiro Prialè/Strada 22 A, rimanendo su questa per circa 10 km. Successivamente incrocerete lo svincolo per la Carretera Central/Av. Nicolás de Ayllón proseguendo per 28 km e prendendo ancora lo svincolo per avenida San Martin/LM-116 guidando per altri 30 km circa, arrivando fino al distretto di San Pedro de la Casta.
Percorrendo un sentiero inerpicato sulla montagna, si impiegano circa due ore. Intorno a voi un paesaggio brullo e arso dal sole farà da cornice e il panorama di cui godrete sarà soltanto il preludio dello spettacolo che potrete ammirare.
Marcahuasi: un prodotto della mente umana o il ricordo di una civiltà scomparsa?
Certo, anche osservando le nuvole la mente umana tende a riconoscere volti o ad attribuire sembianze alle forme mutevoli che si susseguono in cielo. Quanti di noi alzando in aria la testa non giocano a scovare figure tra le nubi?
Per lo stesso principio, la mente potrebbe associare alle rocce erose dal vento o dalle intemperie, un’identità.
La cosa che lascia più sconcertati però è il fatto che queste formazioni si trovino solamente su questo altopiano e non sulle montagne circostanti e che lo stessa montagna rispetto a ciò che si trovi intorno sembri quasi essere “decapitata” della sua vetta.
Difficilmente si avrà la risposta a questo enigma e anche io di fronte ad alcuni elementi mi dimostro piuttosto scettico. Penso però che davanti a certe testimonianze del passato gli uomini debbano uscire dalla concezione della storiografia classica che prevede un rigido inquadramento.
Le discipline umane non rappresentano la verità assoluta ma semplicemente sono la descrizione più verosimile della realtà fino a prova contraria, o fino ad una nuova scoperta, che improvvisamente ne annulla la validità aprendo la strada a nuove prospettive.
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