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Caravaggio a Malta: la poesia su tela di un esule
Quell’incantevole ardore…. come un lampo nelle coscienze e nel silenzio…un ardore, un fuoco bruciante, una passione incontrollabile e un irrefrenabile voglia di ritorno, di pace e di serenità che si stagliano in un azzurro cielo e in un azzurro mare.
Sembra il pensiero di un uomo consumato dalla rabbia, dalla collera, dall’ira per un gesto che lo macchierà per sempre…un lungo viaggio itinerante alla protezione di se stesso ed un peregrinare verso una terra che non sembra dargli ristoro all’ anima.
Un soggetto…un mutamento…un lampo…uno sguardo.
Uno sguardo verso il mare, che più di ogni altro sembra essergli entrato dentro come una tempesta sopita. Un lampo chiaro come uno specchio d’acqua limpida, che col ricordo dell’assassinio romano, diventa torbida come mosso da una tempesta in arrivo.
Un mutamento, quello di una tecnica che non è più definita, non è più indagatrice, non è più accattivante ma una tecnica data da una calma apparente, sottaciuta, come un urlo tappato da un flebile lamento, una tecnica che è sorniona, che sembra esser stanca di un viaggio verso il buio di se stessi, una tecnica stanca, che rispecchia la solitudine di chi ha un genio incarcerato in un corpo dannato.
Un soggetto, un decollato su un pavimento, quasi come sentire il freddo del pavimento in pietra che gela il volto, quasi a ricordare quel viso trafitto dalla sua spada, che sa di morte.
Il San Giovanni decollato, sembra la similitudine di un concetto iracondo che risuona solennemente come un clarino nel sonno, un fruscio in una fredda serata d’inverno, come un ronzio di una calda notte d’estate. Già, quella notte calda d’estate che vuol emergere da un animo freddo, come il viso di un uomo trafitto e steso sul pavimento di una strada di un sobborgo romano del ‘600.
Questo è Caravaggio a Malta, un continuo viaggio dentro se stesso, quella voglia dannata di emergere dal buio, quasi come voler nuotare in un mare limpido, cristallino, emergendo da quel torbido e malinconico senso di verità, che non lo faceva stare tranquillo. Il buio e la tempesta notturna, come un’ animo emaciato e fregiato da un omicidio che l’ha perseguitato, in contrasto con un paesaggio mozzafiato in pieno giorno, quasi a voler volgere in un lieto finale, che sarebbe l’agognato perdono, che una volta arrivato, risuonerà in un orecchio ormai sordo. Il suo orecchio tappato da un pugno di sabbia di una qualsiasi spiaggia di Porto Ercole ma ugualmente fredda come la pietra del San Giovanni Decollato. Quasi un sogno premonitore, di un freddo che si porterà dietro in eterno.
Quel freddo che sarà il giusto opposto al caldo pennello della sua pittura. Gia’, perché nel Caravaggio, quel senso di conflitto tra caldo esternato con colpi di genio e il freddo dell’anima, sarà tanto forte a Roma, quanto a Malta, dove la stanchezza di un genio, la si vede in un’opera che rispecchia il luogo che lo ospita. Il silenzio di una nuda carcere come il silenzio di un borghetto maltese, è rotto da una forza inespressa di un gesto, che sembra quello del vento infiltrato nei meandri di rocce modificate dall’acqua e dal vento.
Caravaggio a Malta è più di un’opera d’arte, è più di un senso d’appartenenza, è più di un gesto al committente ed è più di una volontà artistica. Caravaggio a Malta è un viaggio introspettivo, è un virgulto malinconico, un sentimento celato, una forza incontrollabile statica, una ricerca di verità introversa. Caravaggio a Malta è sentimento, amore e vita.
Un esempio di ricerca di se stessi, correndo per un mondo che non lo capisce, per un mondo che non lo sa ascoltare, per un mondo che non lo sa amare. Caravaggio a Malta è disperazione, un grido d’ aiuto, una volontà di riappacificazione col prossimo.
Lo si nota nel suo metodo meno analitico, ma più introspettivo, in quella perenne decollazione di se stesso, nella volontà di vedersi come un martire votato alla causa del perdono e della pace.
Come San Giovanni che fu pronto a dire un sì eterno e che sarebbe riecheggiato nei cuori dei fedeli, anche per Michelangelo quel sì papale per il ritorno a Roma, avrebbe spalancato le porte verso un futuro che sarebbe stato un continuo viaggio disarmato interiore, un si verso a chi gli ha regalato un genio incontrollabile nelle mani, nel cuore e nell’anima.
Caravaggio a Malta, non è un dannato ardore, ma un Incantevole Sussulto artistico, che ben si confà ad un luogo che emana magia e sentimento.
Caravaggio a Malta è verità e vita.
Un grazie speciale all’amico Luca Carli
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