Intossicazioni da viaggio: fate attenzione a cosa mangiate!
Una delle intossicazioni più comuni è l’avvelenamento da ciguatera, che avviene dopo il consumo di pesci che vivono in prossimità delle barriere coralline come barracuda, murene, cernie, ricciole, spigole, storioni, pesci pappagallo, red snapper etc.
La Ciguatossina, presente in questi pesci, è concentrata nel fegato, nell’ intestino, nella testa e nelle uova del pesce.
E’ ampiamente diffusa nelle acque tropicali e sub-tropicali ed in particolare nell’Oceano Pacifico, nell’Oceano Indiano nel Mare dei Caraibi. Le nuove aree a rischio sono le Isole Canarie, il Mediterraneo Orientale, ed il Golfo del Messico Occidentale.
Il tipico avvelenamento si presenta con sintomi gastrointestinali ed è spesso associato a sintomi neurologici o esantematici: ad esempio sono stati riscontrati formicolii (sintomo meglio noto come “parestesia”), prurito, difficoltà a deglutire, piccole contrazioni muscolari, vista annebbiata, fino ad arrivare anche a convulsioni o alla comparsa di eruzioni cutanee (tipo morbillo o varicella per capirci). Ora però non fatevi suggestionare da quanto appena letto e non iniziate soprattutto a sentirvi ogni singolo sintomo (come spesso accade quando si fa una diagnosi da internet).
Non esistono cure atte a guarire la persona avvelenata da queste intossicazioni, ma i farmaci che vengono assunti sono puramente di supporto al recupero o atti a contrastare i sintomi
Per non incappare in simili spiacevoli episodi sarebbe bene prendere le seguenti precauzioni:
- Limitare il consumo dei pesce sopra elencati soprattutto se di peso superiore a 2.7 Kg
- Evitare completamente pesci ad elevato rischio quali barracuda e murene
- Evitare le parti del pesce con la più alta concentrazione di tossina: fegato, intestine testa e uova del pesce
Importante! La presenza della tossina non altera il gusto del vostro cibo e soprattutto la tossina non viene distrutta dalla cottura, affumicatura, dalla salatura, inscatolamento o altre tecniche di cottura e conservazione. Quindi occhio!
La sindrome sgombroide è il secondo tipo più frequente di intossicazione da prodotti ittici. La malattia si manifesta dopo l’ingestione di pesce impropriamente refrigerato che contiene alti livelli di istamina.
I sintomi di questa intossicazione si presentano come una brutta reazione allergica dopo circa 10-60 minuti dall’ingestione di pesce contaminato.
I pesci contaminati potrebbero avere un sapore pepato, tagliato, salato ma potrebbero anche essere normali così come l’odore e la consistenza.
I pesci tipicamente associati a tale avvelenamento includono il tonno, il mackerel, mahimahi, sardine, acciughe , aringhe, bluefish, ricciola, e marlin ovvero pesci con livelli alti di istamina nella carne cruda.
La precauzione fondamentale è la refrigerazione al di sotto di 4 °C o congelato immediatamente dopo la pesca. Anche in questo caso cottura e conservazione non servono a debellare la tossina.
Esistono anche altre forme di avvelenamento da ingestione di molluschi bivalve (come cozze, vongole, ostriche).
I molluschi contaminati sono presenti nelle acque temperate e tropicali solitamente durante e dopo la fioritura di alcune alghe.
L’avvelenamento si manifesta con sintomi gastrointestinali e neurologici di gravità variabile.
La prevenzione consiste nell’evitare l’ingestione di molluschi bivalve particolarmente durante e dopo la fioritura delle alghe, che spesso viene riferita localmente come “marea rossa” o “marea marrone”.
Prestate attenzione quindi a quello che mangiate, dove lo mangiate e soprattutto un occhio di riguardo alla quantità non guasterebbe.
Prevenire è meglio che passare una vacanza seduto sopra il WC o immergendovi completamente la testa.
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