Viaggio alle Azzorre: un paradiso ritrovato in mezzo all’oceano, la vacanza di Silvio
Dal nostro amico Silvio, inviato speciale alle Azzorre
Siamo andati alle Azzorre quasi come una soluzione di ripiego, io e il mio vecchio amico e abituale compagno di viaggi, perché non siamo riusciti a prenderci il tempo di pianificare il viaggio con il solito anticipo né a evitare di farlo in piena alta stagione ma non volevamo comunque rinunciare alle nostre radicate abitudini che ci fanno evitare i luoghi del turismo di massa superaffollati e le rigide costrizioni dei viaggi di gruppo nei pasti, nelle visite e nel tempo libero…
…ed è stato un vero successo e una vera scoperta, grazie alla formula che ci hanno proposto per il nostro viaggio alle Azzorre: un itinerario con inizio da Terceira e fine a São Miguel, inverso rispetto a quello che abitualmente viene fatto.
Una scelta di alberghi assai ragionevole; tutta la libertà che un programma fly&drive affidabile ci ha consentito.
Viaggio alle Azzorre: un paradiso ritrovato in mezzo all’oceano. Cosa sono e dove si trovano
Le Azzorre sono ben nove isole in mezzo all’Atlantico, tutte di origine vulcanica, “spalmate” in tre gruppi piuttosto distanti l’uno dall’altro in direzione nord ovest/sud est tra il 36° e il 40° parallelo e il 24° e 42° meridiano, un rettangolo marino di notevoli dimensioni, più di 1 milione di kmq.

L’itinerario
Noi ne abbiamo visitate 3 nel gruppo centrale (Terceira, Faial e Pico) e una (São Miguel, la più grande e sede della capitale amministrativa Ponta Delgada) in quello sud orientale.
Contiamo alla prima occasione di tornare almeno nel gruppo centrale, soprattutto a Pico (per consenso di entrambi, la più affascinante e quella che merita un soggiorno più lungo) e nell’occasione di andare a “scoprire” quelle occidentali (Flores e Corvo).

Come si presentano le Azzorre?
A chi come noi, dovesse immaginare di arrivare in una specie di Canarie più lontane dall’Africa e meno contaminate dal turismo di massa, è bene dire che qui c’è molto più idillio che dramma, molta più pacificazione.
Benché l’attività vulcanica secondaria (soprattutto fumarole e sorgenti di acqua calda sulfurea o con altri minerali) sia presente in tutte le isole, coni, crateri e caldere sono pacificati e arrotondati o trasformati in laghi multicolori e in verdi pascoli.
Questi, coperti di boschi (di latifoglie, conifere endemiche, lecci e più in alto ginepri) con un colpo d’occhio che fa venire in mente l’Engadina o l’Irlanda.
Per non parlare delle ortensie (tanto fitte e floride da essere considerate una specie invasiva), delle azalee, delle magnolie, delle camelie.

Sono proprio le macchie delle ortensie che affiorano su verdi alpini e verdi tropicali, qualche volta con un contemporaneo scorcio di oceano o di laghetto montano, a dare quest’effetto rilassante
Questa totale antidrammaticità ai paesaggi, valorizzati anche da una luce tersissima ma sempre movimentata da passaggi nuvolosi continui e mutevoli.
Di fatto, siamo in mezzo al mare fra nuvole e nuvolette che i venti continuano a spostare; a Pico siamo addirittura sulle pendici della cima più alta del Portogallo, oltre 2300 metri slm.
Pace e relax, dunque, tranne che in qualche punto ben individuato: ce ne sarà più d’uno ma a me viene in mente solo il vulcano Capeliños sull’isola di Faial.
In un certo giorno della fine 1954 è spuntato all’improvviso dal mare e ha sputato lava, pietre e altri detriti per 13 mesi di fila, inghiottendo quasi completamente un faro costiero che si trovava sulla traiettoria e finendo per ampliare l’isola di 25 kmq, per poi “spegnersi”.
Faial e la sua storia
Il faro restaurato è oggi trasformato in un bel museo di vulcanologia ma nel 1955/6 ben 15.000 abitanti di Faial cui l’emergere del vulcano aveva rubato vigne, orti e case sono dovuti emigrare negli USA o in Canada.
La dittatura stracciona di Salazar presente in quegli anni in Portogallo non era certo in grado di accoglierli!
Sono molti d’altra parte nel tempo gli abitanti delle Azzorre emigrati sull’altra sponda dell’Atlantico: prima (e dopo) gli sfollati di Faial ci sono stati balenieri, marinai, pescatori.
Oggi costituiscono forse il solo “turismo di massa” presente nelle isole, che però è soprattutto un “ritorno a casa”.
In ogni isola abbiamo trovato ville e villette con la doppia bandiera, portoghese e americana, o canadese o perfino svedese, degli emigrati più fortunati ma a questo tipo di turismo non interessano le spiagge/campo di abbronzamento.
A loro va benissimo la lunetta di spiaggia naturale accanto il porticciolo dei paesi costieri o, meglio ancora, le piscine naturali scavate dal mare nel basalto e nelle rocce laviche della costa (segnalo quelle, bellissime, di Biscoitos a Terceira).

Come fa loro piacere andare in una qualche “tasca” a mangiare del gran pesce di giornata, accompagnato con ottimo vino locale, soprattutto di Pico.
Le vigne delle Azzorre
Da vedere le vigne che circondano tutta la fascia dell’isola tra il mare e i 100/150 metri di altezza, tutte terrazzate ma soprattutto racchiuse a protezione dal vento in una specie di “arnie” di schegge di pietra lavica.
Uno spettacolo mozzafiato di land art se visto da qualche sentiero a mezza costa.
Di “arte” intesa come manufatti con valore artistico e storico non ce n’è molta altra qui alle Azzorre ed è concentrata a Terceira (Angra do Heroismo e villaggi limitrofi; Praia da Vitoria) e a São Miguel (Ponta Delgada e Ribeira Grande).
Si tratta di chiese, conventi, municipi o altre costruzioni pubbliche o palazzi nobiliari o mercantili, spesso molto belle e sempre ben tenute ma quasi sempre assai mal segnalate.
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