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Amore per il viaggio. Qualcosa di atavico che non sappiamo spiegare…
Perché viaggiare?
Cosa ci spinge a fare una valigia e metterci in viaggio per scoprire nuove mete?
Perchè non si è mai sazi ma al contrario, più si viaggia e più si ha l’impressione di non averne mai abbastanza e si sente la necessità di mettersi di nuovo in cammino per saziare la propria curiosità?
Il viaggio è l’unica droga salutare che ci estrania dal tedio di ogni giorno.
L’amore per il viaggio mi porta a sedermi al computer e cercare voli per nuove destinazioni assume sempre più spesso i connotati di un bisogno ossessivo compulsivo per rompere con la quotidianità di una routine massacrante, che giorno dopo giorno mi logora e appiattisce facendomi diventare come uno dei tanti, come uno della massa, mentre con la fantasia di un bambino, mi immagino già a visitare chissà quale monumento, o a passeggiare su chissà quale spiaggia, con lo sciabordare delle onde in sottofondo.
Molte volte, aprendo Facebook e leggendo qualche post o sentendo i discorsi di qualche amico che inevitabilmente finiscono col cadere nella banalità, penso a quanto sia triste e riduttivo per una persona, che comunque dispone di un’esistenza limitata, vedere sempre il solito orizzonte (che non è solo visivo, ma è soprattutto mentale), o accontentarsi di quello che la propria città gli offre ormai da anni.
Viaggiare è per prima cosa non accontentarsi.
Per mia natura, fin da bambino, sono sempre stato un bastian contrario, un alternativo, una persona con la voglia di differenziarsi da ciò che lo circondava. Non ho mai fatto qualcosa solo perché lo facevano tutti gli altri o gli amici e non ho mai ricercato il consenso altrui.

Non mi sono mai accontentato di ciò che ero ma ho sempre avuto lo stimolo di andare oltre.
Così vedo ancora il mio muovermi da un posto all’altro come quella tradizione di mantenere la mia diversità di scopritore del Creato. Il viaggio ti aliena dalla realtà del mondo quotidiano.
Il viaggio rompe le catene delle “solite cose” e libera verso nuovi orizzonti; la voglia di cambiare aria però non basta da sola a dare la spinta per partire: bisogna essere curiosi, aver voglia di vedere, sentire, conoscere e soprattutto capire la nuova cultura che ci accingiamo a scoprire.
Lasciamo da parte il nostro retaggio, le nostre brave convinzioni. Solo così potremmo apprezzare meglio gli usi e i costumi di nuova gente, solo così potremmo apprezzare il nuovo posto che ci ospita.
Dobbiamo essere un foglio bianco pronto per essere scritto da parole che rimarranno per sempre impresse nei nostri ricordi di pellegrini del Pianeta.
Ogni viaggiatore dovrebbe venerare Ulisse come divinità pagana, colui che nella sua Odissea per il Mediterraneo ha sfidato l’ignoto uscendo vincitore e ricco di nuovo sapere, conoscenza ma soprattutto esperienza; ognuno dovrebbe incontrare il suo ciclope o le sue sirene prima o poi nella vita e rincorrere fino allo sfinimento questo amore.
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